Prende al respiro
l’assenza di te
soffoca il buio
accecando quel vuoto
incolmabile gelido
dove domande
senza risposte
si fanno eco
del nostro passato
Scorre il nostro tempo
davanti ai miei occhi
come se all’improvviso
non mi appartenesse più
come se il mattino
bagnato di rugiada
perdesse il sole
e il blu della notte
non avesse più luna
Lacrime ormai spente
lasciano il posto
a sguardi di memorie
dispersi i miei sogni
vagabondano
nel deserto del cuore
nuda è l’eternità
dove anche il silenzio
grida il tuo nome
Lia Grassi
RINGRAZIO TANTISSIMO LA REDAZIONE DEL MULTIBLOG LANOSTRACOMMEDIA PER AVER SCELTO LA MIA POESIA COME “PETALO DEL PASSATO” DI NOVEMBRE … RINGRAZIO SOPRATTUTTO LA CARISSIMA ROSEMARY PER LA SUA SPLENDIDA RECENSIONE ED IL VIDEO …TUTTO IL MERITO PERO’ VA AL MIO CARISSIMO AMICO LORENZO (TIFERETT) PERCHE’ SE LUI NON AVESSE SCATTATO QUESTA MAGNIFICA FOTO LA MIA POESIA NON SAREBBE NATA
RECENSIONE :È con rinnovato piacere che onoro il compito affidatomi di recensire il brano scelto per il Petalo del Passato del mese di novembre 2014, “Il vuoto che ho dentro” di Lia Grassi.
L’autrice ha un blog “La carezza di un sorriso“, dove è possibile suggere il prelibato nèttare dei suoi versi .
Sin dai primi versi patente si rivela la sofferenza dell’autrice che continua ancora a vivere un senso di profondo vuoto, un “gelido” vuoto, come ella stessa afferma, che l’afferra e l’attanaglia, lasciando senza risposte domande del passàto che, dopo “l’assenza” della persona amata, ha decisamente segnato un duro percorso.
Come in un flashback rivive un vissuto trascorso che, come un cinèreo mattino o un’accigliata notte, più non le appartiene, con sé recando momenti indelebili…
Sue uniche compagne le lacrime, versate ed ormai placate dal tèmpo sull’altare della memoria, che si fanno strada su un rugoso cuore che sembra non volersi arrendere allo scorrere del tèmpo, ma che speranze cederà a un muto silenzio che un nome invano invocherà…
La rimembranza del tèmpo passato emerge risolutamente dai recessi della mente e diventa insopprimibile accoramento per l’anima stessa della poetessa.
Quale miglior epilogo per questa recensione, dei celeberrimi versi del Sommo Poeta che certamente mi concederete di adottare:
“Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria”?
All’autrice non possiamo far altro se non consegnare le nostre più sincere congratulazioni, congiuntamente all’augurio che possa proseguire ad emozionarci ancora…